Ho teso corde da campanile a campanile;
ghirlande da finestra a finestra;
catene d'oro da stella a stella.
E io danzo
(A. Rimbaud)

lunedì 27 giugno 2011

L'illusione della coscienza individuale

Premessa

L’essere umano non è ancora arrivato a comprendere il proprio ruolo di individuo all’interno del Tutto a cui appartiene. Questa risulta evidente se consideriamo le diseguaglianze sociali, i conflitti, il degrado del pianeta e risulta altrettanto evidente se consideriamo le più recenti scoperte in campo della fisica in base alle quali partecipiamo tutti a un processo di creazione collettiva che coinvolge perfino la materia, senza sapere in che modo e in che misura.
La risoluzione dell’enigma deve essere contenuta in quel principio che ci separa gli uni dagli altri dando forma alle nostre individualità: nell’ego.

La separazione, l’individualità, presuppone un limite. Non potremmo essere individui definiti gli uni rispetto agli altri in assenza di un limite che ci circoscriva, separandoci dal tutto.


Come la spiritualità ci insegna, questo limite racchiude un qualcosa che ci accomuna tutti: l’Essere.
In altre parole, siamo tutti accomunati dal fatto di essere e siamo tutti accomunati dal fatto di avere dei limiti. C’è un qualcosa che ci accomuna unendoci, l’atto di Essere, e c’è un qualcosa che ci accomuna separandoci, l’atto di avere un limitate.

Per arrivare a comprendere il nostro ruolo di individui all’interno del Tutto, dobbiamo trovare una corrispondenza tra questo concetti e ciò che accade nel nostro mondo interiore.

Coscienza e intelligenza

Il nostro mondo interiore è fatto di coscienza e intelligenza, sentimento ed emozioni.
L’unica di queste funzioni che siamo riusciti a “studiare” fino al punto da essere in grado di da riprodurla artificialmente è l’intelligenza.

L’intelligenza - la capacità di ragionare, risolvere problemi, adattarsi all'ambiente, intraprendere delle azioni, valutare, analizzare, misurare, definire e studiare noi stessi e il mondo in cui viviamo - può essere più facilmente descritta della coscienza. Prova ne è il fatto che siamo riusciti a replicarla, a crearla artificialmente, cosa che non siamo riusciti e non riusciremo mai a fare con la coscienza.

Considerata separatamente dalla coscienza, l’intelligenza funziona esattamente come la più complessa delle applicazioni software e ha una logica e delle caratteristiche precise.

Innanzitutto possiamo osservare che l'intelligenza è per definizione limitata: si dirige sempre verso un qualcosa, parte da un punto per arrivare a un altro punto. I limiti della nostra intelligenza sono facilmente riscontrabili nei problemi in cui incappiamo quotidianamente, nei dubbi che ci poniamo e nella nostra incapacità di trovare una risposta a tutti i quesiti. L’intelligenza è una serie strutturata di informazioni limitate che generano altre informazioni limitate, di dubbi che generano altri dubbi, conflitti che generano altri conflitti. Un'intelligenza senza limiti, senza differenze, senza separazione, sarebbe totalmente immobile e quieta, non potrebbe fare altro che Essere.

L’intelligenza è indissolubilmente legata all’informazione e l’informazione è indissolubilmente legata alla separazione. Due particelle, due individui, due elementi di qualunque natura non possono essere separati l’uno dall’altro in assenza di informazioni che stabiliscono delle differenze, operano delle distinzioni e definiscono un confine. Allo stesso modo non possiamo acquisire informazioni su un elemento che non risulti definito e separato dal Tutto.

Intelligenza e informazione sono intimamente connesse al principio della separazione. Come i computer ci insegnano, qualunque informazione, qualunque dato, qualunque processo intelligente può essere ridotto a una lunghissima sequenza di 0 e di 1.
L’intelligenza può arrivare a compiere qualunque impresa tranne una: trascendere la separazione tra lo 0 e l’1. Se rendesse vera l’equazione 0=1, l’intelligenza collasserebbe dissolvendosi nel nulla. Sia la materia che dà origine alla molteplicità dell’universo manifesto, sia i processi psichici ed emotivi che danno forma al nostro essere individui definiti e separati gli uni dagli altri, sono il frutto di processi basati sull’informazione, sulla logica duale dell’intelligenza, sull’impossibilità di riconciliare due opposti, sulla separazione tra lo 0 e l’1.

Ora è necessario porsi una domanda: cosa rimane della nostra individualità se eliminiamo tutto ciò che è intelligenza, ovvero tutto ciò che dipende dall’informazione, tutto ciò che ci definisce rispetto al mondo esterno?

A questa domanda può rispondere più facilmente chi pratica la meditazione, ovvero l’arte di disidentificarsi dai propri pensieri e dalle proprie emozioni, di rallentare e sospendere i propri processi mentali. Chi ha un approccio più logico e razionale può domandarsi cosa rimarrebbe di noi se scaricassimo su una chiavetta USB tutto ciò che è clonabile, replicabile e riducibile a una sequenza di dati, programmi, informazioni.



Quando anche l’ultima informazione smette di esercitare la propria azione, smette di separarci, di definirci rispetto agli altri, perdiamo la nostra identità, il nostro corpo, i nostri processi mentali ed emotivi: ci perdiamo nel Tutto. Ci perdiamo nell’Essere e la nostra intelligenza si dissolve nella Coscienza: non nella nostra coscienza individuale, nella Coscienza dell’Essere, l’Io Sono, il principio che ci accomuna tutti, che sta al di là della separazione tra 0 e 1, al di là della materia, del tempo e dello spazio, al di là delle informazioni che ci definiscono e ci separano, al di là del giudizio, del bene e del male. Al di là della nostra individualità, al di là dell’intelligenza.

La Coscienza è il vuoto, la totale assenza di informazioni e definizioni ed è questa assenza a rendere l’Essere completo, integro, eterno, assoluto.

Per comprendere meglio questo concetto è sufficiente contemplare un neonato.




Il neonato è quasi totalmente disinformato e la sua intelligenza è ancora in uno stato del tutto embrionale. Osservandolo possiamo percepire la Coscienza che non è ancora offuscata dalle informazioni. Il neonato non si identifica in Maria, Giacomo o Andrea e non si percepisce separato dal mondo esterno per il semplice fatto che non ha ancora acquisito i criteri per giudicare, valutare, misurare e definire se stesso e ciò che lo circonda.
Il neonato si sente in pace nel vedere una mano, che può essere indifferentemente la sua o quella di sua madre, protendersi verso un oggetto, che può essere indifferentemente il suo piede o il pupazzetto sospeso sopra la culla. Nel neonato l’atto di essere si limita a un sentimento che, se non fosse già inquinato dalle esperienze vissute durante il concepimento e la nascita, corrisponderebbe al sentimento di Amore incondizionato e universale.

Il neonato esiste, ma affinché la sua esistenza acquisisca forma e definizione deve ancora completare il processo di separazione attraverso l’acquisizione di informazioni e lo sviluppo dell’intelligenza.
Via via che si accresce, l’intelligenza dà origine a un’individualità, un ego, che ospita e racchiude l’Essere, l’Amore Incondizionato, definendolo, limitandolo e informandolo.
In questo processo nasce l’illusione di una coscienza individuale che è in realtà frutto ed espressione dell’intelligenza perché totalmente dipendente dalle informazioni. L’intelligenza definisce la coscienza confondendosi con essa e trasformando l’Essere, l’Io Sono, in “io sono Maria, sono alta un metro e 68, sono mediamente intelligente, sono brutta, secondo le statistiche e i miei precedenti famigliari avrò una vita media di 78 anni, vivrò sempre con dei problemi economici….“. Ogni individualità è un'enorme concatenazione di informazioni, definizioni, differenziazioni dell'Essere, tutte arbitrarie, relative, soggettive, limitate e illusorie. Non è un fatto di Coscienza, bensì un fatto di informazione, di intelligenza, che fa si che un cattolico si senta in colpa nel dividersi tra due donne mentre un mussulmano pratica tranquillamente la poligamia.

Quelli che chiamiamo comunemente stati di coscienza, sono gli stati che assume l’intelligenza via via che si separa dalla Coscienza.

Esiste un'unica Coscienza che ci accomuna tutti. Come la spiritualità ci suggerisce da millenni, siamo tutti diversi contenitori, diverse definizioni, diverse forme o diverse manifestazioni intelligenti di un'unica Coscienza.

Emozioni dell’intelligenza e il sentimento della Coscienza

Con lo sviluppo dell’intelligenza si accentua il senso di separazione e il sentimento originario di Amore incondizionato viene limitato dando origine alle emozioni.
La separazione apre le porte al confronto, al giudizio, ai concetti di migliore e peggiore, bene e male, inclusione ed esclusione.
Sentirsi separati e limitati significa non poter comprendere concetti come l'infinito o il tutto, significa porsi delle domande a cui, per definizione, non si è in grado di dare risposta.

Tutti i pensieri e le emozioni che derivano dal concetto di separazione si basano sulla paura: paura di essere soli, paura di essere inferiori, inadeguati, incompleti e di vivere in un mondo basato sulla scarsità, paura di essere attaccati e minacciati, paura di sbagliare, paura di morire e di essere in balia di un mondo governato da leggi che non riusciamo a comprendere. La separazione dà origine al conflitto.

La famiglia dalla quale proveniamo, i messaggi che abbiamo ricevuto da bambini, il contesto in cui siamo nati e cresciuti e abbiamo imparato a relazionarci con gli altri, hanno contribuito a "modellare" la nostra intelligenza individuale, dando diverse forme alle paure dell'ego. In altre parole, tutti i pensieri e le emozioni che sorgono in noi, quando il nostro mondo interiore si confronta con un mondo esterno percepito come separato, sono conseguenze inevitabili della separazione, tentativi di sfuggire al dolore che questo principio porta con sé.

L'unico sentimento che non appartiene alla nostra individualità perché è proprietà esclusiva dell’Essere è l'amore incondizionato (non dipendente dalle informazioni) e universale con tutti i suoi derivati che portano pace, gioia, fratellanza e armonia. L'amore incondizionato e universale è l'unica forma di amore che rende totalmente libero sia chi lo dona sia chi lo riceve e di conseguenza non ha nulla a che vedere con frasi del tipo "non posso vivere senza di te". Quando amore e libertà si fondono in un sentimento unitario siamo connessi all’Essere che include tutto e di conseguenza non conosce il confronto, il giudizio, i concetti di migliore e peggiore, bene e male, inclusione ed esclusione. L’Essere non è frammentato, non teme la morte e non ha bisogno di porre domande né di trovare risposte.

Generalmente, nel linguaggio corrente, la differenza tra sentimenti ed emozioni viene identificata nella loro durata: mentre l’emozione identifica una manifestazione transitoria e di breve durata, il sentimento si riferisce a uno stato duraturo.

In base a quanto detto risulta invece che le emozioni sono stati interiori conseguenti alla separazione che nascono dalla nostra relazione con il mondo esterno mentre i sentimenti sono stati interiori che nascono dalla connessione alla Coscienza. Se ci sentiamo soddisfatti perché abbiamo dato il meglio di noi, abbiamo agito in rappresentanza dell’Essere, stiamo provando un sentimento, se ci sentiamo soddisfatti perché siamo stati migliori di qualcun altro stiamo provando un’emozione.

In altre parole, mentre il sentimento è incondizionato, le emozioni sono condizionate da nostri limiti. Le emozioni sono la conseguenza dei limiti che l’intelligenza impone al sentimento dell’Essere, l’Amore incondizionato, la Pace.


Tutto è due

Tutto è due Essere e divenire, Coscienza e intelligenza, Sentimento ed emozioni.

Esiste un'unica Coscienza che ci accomuna tutti. Siamo tutti diversi contenitori, diverse definizioni, diverse manifestazioni o diverse forme di un'unica Coscienza.

Risulta abbastanza intuibile fin da ora, e comunque lo vedremo approfonditamente in seguito, che oltre a essere tutti accumunati da un'unica Coscienza, siamo anche tutti accomunati da un'unica intelligenza che protende i propri tentacoli per dare origine alle nostre individualità.

Fino a quando è incosciente, cioè inconsapevole del proprio limite e del proprio ruolo, l'intelligenza è un enorme e gigantesco programma, una matrix che gestisce l'universo in tutte le sue parti. Noi siamo periferiche dotate di hardware, sistema operativo e di una gamma vastissima di software per tutte le situazioni e siamo sempre collegati all'elaboratore centrale. In entrata riceviamo i comandi che determinano il nostro comportamento e in un uscita forniamo nuovi dati che accrescono il sistema. In questa fittissima rete, nessuno è padrone dei propri pensieri e delle proprie emozioni. Pensiamo e proviamo emozioni in perfetta sincronia con gli altri seguendo regole che vanno ben al di là di quel frammento di intelligenza che costituisce il nostro piccolo io.

Gli unici pensieri che non sono determinati dall'intelligenza sono quelli che si accompagnano ai momenti di Coscienza che derivano dalla sospensione della logica giudicante dell’intelligenza e che portano alla riconciliazione degli opposti attraverso un processo di trasformazione delle emozioni.

Riconoscere che la nostra coscienza individuale non esiste è un salto di consapevolezza enorme.
La prima reazione è quella dell’ego che la rifiuta perché dal suo punto questo significa che noi non siamo nulla. Ma se anziché immedesimarci nell’ego, anziché agire in nome del nostro piccolo io, ci immedesimiamo nell‘Essere e agiamo a nome di tutti, compiamo un salto di consapevolezza che ci porta a riconoscere che noi siamo Tutto. La nostra intelligenza diventa cosciente di ciò che realmente è: un limite, un contenitore dell’Essere e con questa consapevolezza si inchina a un Principio più grande di lei. Questo atto di umiltà la riconnette a un sentimento che è molto più grande, molto più ampio dei nostri limitatissimi concetti di benessere, di potere, di amore, di libertà. Quando l’intelligenza diventa Intelligenza da vita a un sentimento che ha a che fare con il Potere di Essere, di Vivere in una dimensione dove Amore e Libertà, Appartenenza ed Espressione di Sé, Dare e Ricevere, Insegnare e Imparare sono in equilibrio tra loro, si alimentano a vicenda. Per arrivare a questo dobbiamo dare inizio a un processo di auto smantellamento di quelle che consideriamo le nostre piccole e circoscritte coscienze individuali che ci informano su tutti gli aspetti della nostra esistenza: su come dobbiamo vivere, in che condizioni di salute, come dobbiamo comportarci per essere amati e che rischi corriamo nell’essere liberi, condizionando ogni nostro pensiero, ogni nostro gesto e ogni nostro respiro.

Le conseguenze sono enormi a livello collettivo e individuale, perché non c’è nessuna differenza nessuna separazione tra l'individuo e l'umanità. L’umanità è la replica di ogni individuo e ogni individuo è la replica dell’umanità.

Tutto ciò che abbiamo costruito con l’intelligenza è illusorio, ma è stato necessario.
Lo sviluppo della scienza è stato necessario per dimostrarci che abbiamo un potere immenso, fino al punto da agire sulla materia. Attraverso la scienza ci siamo dimostrati che Dio esiste, tanto che investiamo risorse enormi per cercare la sua particella, incuranti del fatto che ognuno di noi è una Particella di Dio, perfino il nostro peggiore nemico.
Riconoscere che la nostra coscienza individuale non esiste, significa diventare consapevoli del fatto che ogni volta che puntiamo un microscopio elettronico sulla Coscienza, lo puntiamo contro uno specchio e riceviamo indietro un immagine che ha origine nella nostra stessa intelligenza. Possiamo andare avanti all’infinito a trovare particelle sempre più piccole e universi con sempre più dimensioni, ma attraverso la scienza non arriveremo mai a svelare il mistero dell’esistenza. Non potremo mai trovare Dio, l’Uno, l’Essere, l’unica cosa a cui aneliamo veramente.
La scienza è l’intelligenza che studia se stessa via via che procede nella propria evoluzione. Allo stesso modo la tecnologia digitale è l’intelligenza che riproduce se stessa. Ognuno di noi è ormai quasi interamente contenuto nella rete. I nostri gusti, le nostre abitudini, le nostre caratteristiche fisiche. In rete ci sono tutte le informazioni necessarie per clonare una pecora e potremmo arrivare tranquillamente a clonare un essere umano. L’unica cosa che non potremo mai clonare è la Coscienza, dalla quale ci allontaniamo sempre di più.

Tutte le conquiste e le promesse della tecnologia sono la brutta copia di ciò che è naturalmente alla nostra portata, una potenzialità dell’Essere a cui abbiamo la facoltà di dare forma. Potenzialmente possiamo arrivare a comunicare istantaneamente, smaterializzarci e rimaterializzarci in un altro corpo, praticare la telecinesi e il teletrasporto. Tutto questo utilizzando il potere della nostra mente. Ma c'è un ma: per farlo dobbiamo invertire la rotta. Fino a qui la nostra evoluzione è stata alimentata dal tentativo del tutto illusorio di poter sfuggire alle nostre paure. Tutto ciò che è stato creato è stato creato per sfuggire alla paura. Cambiare rotta significa affrontare le nostre paure, ristrutturarci come esseri umani, e in questo c'è una gerarchia: la prima paura che dobbiamo affrontare è la paura del nostro simile. Possiamo arrivare a creare tutto ciò che vogliamo a patto che ci arriviamo insieme, ciascuno a nome di se stesso e degli altri. Dobbiamo imparare a comunicare, pensare e agire come emisferi di uno stesso cervello animato dal desiderio di creare pace.

Dobbiamo imparare a confrontarci con l’altro da uno spazio interiore, lo spazio della Coscienza, a partire dal quale sia possibile guardando all’altro, chiunque esso sia, affermando: la mia Pace è la tua Pace. Perché esse sono la stessa cosa.


I contenuti di questo documento sono estratti o rielaborazioni del libro Tutto è due, una chiave universale per la risoluzione dei conflitti. Giovanna Campo Antico. Febbraio 2011, Anima Edizioni.